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Teatro - (Elementi Costruttivi)
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Il corridoio semianulare alla sommita' della media cavea era coperto con una volta a botte in opera cementizia a tutto sesto, come anche con volticine oblique dello stesso tipo erano coperte le scalette che dagli ambienti laterali a questo conducono alla summa cavea.


Il corridoio semianulare alla sommita' della media cavea era coperto con una volta a botte in opera cementizia a tutto sesto, come anche con volticine oblique dello stesso tipo erano coperte le scalette che dagli ambienti laterali a questo conducono alla summa cavea.


Rimangono visibili parti della larga canaletta in tufo che correva lungo la porticus post scaenam e un canale di scolo nell'area di quest'ultima, coperto con tegole piane, che convogliava le acque pluviali. Sipario: Rispetto a quanto avviene nel teatro moderno il sipario non scendeva dall'alto, ma era sollevato dal basso, durante le pause oppure a spettacolo ultimato, da un macchinario posto ad una estremità della fossa. Nei disegni di La Vega si riconosce anche il muro su cui poggiava l'orditura delle travi orizzontali e il tavolato del palco, proscaenium. Velario: Durante l'esplorazione condotta da M. Pagano, ancora inedita, e' stato rinvenuto sul tribunal Est un blocco di tufo locale con foro verticale di circa 15 cm. di diametro, pertinente quasi certamente al sistema del velario, di cui e' stata cosi' accertata l'esistenza. APPENDICE Acustica: La scena si presenta come una facciata monumentale dominata dal movimento dell'esedra centrale, rivestita di preziosi marmi, da nicchie con statue e da colonnati, chiusa, verosimilmente, in alto da un soffitto inclinato e saldata ai lati ai parasceni, che accentuano il carattere di edificio semichiuso. Tali particolarita' architettoniche danno luogo a condizioni acustiche particolari, descritte da Vitruvio, le cui origini risalgono al teatro ellenistico. Talvolta esse venivano migliorate e amplificate da vasi di bronzo o di terracotta inseriti in apposite cavità poste all'interno delle strutture che sorreggevano la cavea. Simili elementi non sono stati identificati per il teatro di Ercolano, salvo la probabile presenza di una serie di grandi doli di terracotta al di sotto del tavolato del pulpitum, rinvenuti anche nel teatro di Nora in Sardegna, rimossi all'epoca degli scavi del principe d'Elboeuf.


Rimangono visibili parti della larga canaletta in tufo che correva lungo la porticus post scaenam e un canale di scolo nell'area di quest'ultima, coperto con tegole piane, che convogliava le acque pluviali. Sipario: Rispetto a quanto avviene nel teatro moderno il sipario non scendeva dall'alto, ma era sollevato dal basso, durante le pause oppure a spettacolo ultimato, da un macchinario posto ad una estremità della fossa. Nei disegni di La Vega si riconosce anche il muro su cui poggiava l'orditura delle travi orizzontali e il tavolato del palco, proscaenium. Velario: Durante l'esplorazione condotta da M. Pagano, ancora inedita, e' stato rinvenuto sul tribunal Est un blocco di tufo locale con foro verticale di circa 15 cm. di diametro, pertinente quasi certamente al sistema del velario, di cui e' stata cosi' accertata l'esistenza. APPENDICE Acustica: La scena si presenta come una facciata monumentale dominata dal movimento dell'esedra centrale, rivestita di preziosi marmi, da nicchie con statue e da colonnati, chiusa, verosimilmente, in alto da un soffitto inclinato e saldata ai lati ai parasceni, che accentuano il carattere di edificio semichiuso. Tali particolarita' architettoniche danno luogo a condizioni acustiche particolari, descritte da Vitruvio, le cui origini risalgono al teatro ellenistico. Talvolta esse venivano migliorate e amplificate da vasi di bronzo o di terracotta inseriti in apposite cavità poste all'interno delle strutture che sorreggevano la cavea. Simili elementi non sono stati identificati per il teatro di Ercolano, salvo la probabile presenza di una serie di grandi doli di terracotta al di sotto del tavolato del pulpitum, rinvenuti anche nel teatro di Nora in Sardegna, rimossi all'epoca degli scavi del principe d'Elboeuf.


La porticus post scaenam aveva colonne di laterizio, rivestite di stucco, visibili in crollo. La porticus presentava un breve risvolto davanti alla parodos ovest, dove e' ancora in sito un pilastro rettangolare in laterizio con due semicolonne.


La porticus post scaenam aveva colonne di laterizio, rivestite di stucco, visibili in crollo. La porticus presentava un breve risvolto davanti alla parodos ovest, dove e' ancora in sito un pilastro rettangolare in laterizio con due semicolonne.


Strutture di copertura. I solai intermedi delle abitazioni ercolanesi erano in legno ed eseguiti molto semplicemente. Per realizzarli si disponevano nella muratura, parallelamente alla campata piu' corta dell'ambiente, una serie di travi, detti panconi, per sostenere l'assito di tavole, sul quale veniva posto il massetto e quindi il pavimento. (Es: Casa dello scheletro) ELEMENTI COSTRUTTIVI COPERTUREIn sito sono ancora visibili alcuni elementi del solaio in legno sovrastato da una pavimentazione in cocciopesto. Parimenti e' visibile il crollo del tetto, a travi e tegole, della sommita'. Anche la porticus post scaenam ed il tempietto posto alla sommita' erano coperti con travi e tegole. Rimangono tuttora visibili larghe parti delle volte di sostruzione in cementizio della media cavea e delle parodoi. Anche le due scalinate d'accesso al corridoio anulare, sito alla sommita' della media cavea, erano coperte a volta.
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Strutture di copertura. I solai intermedi delle abitazioni ercolanesi erano in legno ed eseguiti molto semplicemente. Per realizzarli si disponevano nella muratura, parallelamente alla campata piu' corta dell'ambiente, una serie di travi, detti panconi, per sostenere l'assito di tavole, sul quale veniva posto il massetto e quindi il pavimento. (Es: Casa dello scheletro) ELEMENTI COSTRUTTIVI COPERTUREIn sito sono ancora visibili alcuni elementi del solaio in legno sovrastato da una pavimentazione in cocciopesto. Parimenti e' visibile il crollo del tetto, a travi e tegole, della sommita'. Le travi carbonizzate in crollo hanno una sezione di m. 0,30 x 0,15. Anche la porticus post scaenam ed il tempietto posto alla sommita' erano coperti con travi e tegole. Rimangono tuttora visibili larghe parti delle volte di sostruzione in cementizio della media cavea e delle parodoi. Anche le due scalinate d'accesso al corridoio anulare, sito alla sommita' della media cavea, erano coperte a volta.
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Frequenti sono ad Ercolano le coperture a terrazzo, dovute al clima mediterraneo, caratterizzato da una scarsa piovosita' e da poca neve. Esse hanno le stesse caratteristiche strutturali dei solai intermedi ma con qualche accorgimento in piu'; maggiore rigidezza, idonee pendenze che convogliano le acque meteoriche verso punti prefissati, e una buona impermeabilizzazione. (Es: Terme suburbane) Le coperture a volte sono invece presenti in citta' solo in alcuni edifici pubblici come le terme. Le volte sono sempre di forma semplice come quelle a botte o composizioni di esse e si presentano come un blocco naturale stratificato orizzontalmente. Nell'epoca imperiale, a partire dall'eta' augustea, viene usato il laterizio, costituito da tegole fratte. Successivamente si passo' all'uso dei mattoni di argilla cotta collegati tra loro con malta di calce e pozzolana. Questa tecnica rappresento' una vera e propria rivoluzione del costruire. Dai resti dei legni carbonizzati e dai ritrovamenti di tegole e coppi possiamo affermare che ad Ercolano erano molte le case coperte da tetti ad una o piu' falde. Gli spazi aperti interni delle case come l'atrio, il portico o il viridarium, erano coperti da tetti ad una falda che circondavano questi ambienti. In alcuni casi il tetto copriva non solo gli ambienti che si affacciavano sulla strada, ma si allungava con il suo grande spiovente, sostenuto da robusti saettoni in legno, sull'intera larghezza del marciapiede, come nella Casa del telaio. La copertura a cupola veniva usata in particolari casi. Ad esempio in alcuni ambienti termali come nei frigidarium o nei laconicum. Ad Ercolano ne abbiamo un interessante esempio nel frigidarium delle terme maschili del foro. La sala ha forma circolare con volta a cupola, costruita in opera vittata mista, ricavata da un ambiente a pianta quadrilobata.


Frequenti sono ad Ercolano le coperture a terrazzo, dovute al clima mediterraneo, caratterizzato da una scarsa piovosita' e da poca neve. Esse hanno le stesse caratteristiche strutturali dei solai intermedi ma con qualche accorgimento in piu'; maggiore rigidezza, idonee pendenze che convogliano le acque meteoriche verso punti prefissati, e una buona impermeabilizzazione. (Es: Terme suburbane) Le coperture a volte sono invece presenti in citta' solo in alcuni edifici pubblici come le terme. Le volte sono sempre di forma semplice come quelle a botte o composizioni di esse e si presentano come un blocco naturale stratificato orizzontalmente. Nell'epoca imperiale, a partire dall'eta' augustea, viene usato il laterizio, costituito da tegole fratte. Successivamente si passo' all'uso dei mattoni di argilla cotta collegati tra loro con malta di calce e pozzolana. Questa tecnica rappresento' una vera e propria rivoluzione del costruire. Dai resti dei legni carbonizzati e dai ritrovamenti di tegole e coppi possiamo affermare che ad Ercolano erano molte le case coperte da tetti ad una o piu' falde. Gli spazi aperti interni delle case come l'atrio, il portico o il viridarium, erano coperti da tetti ad una falda che circondavano questi ambienti. In alcuni casi il tetto copriva non solo gli ambienti che si affacciavano sulla strada, ma si allungava con il suo grande spiovente, sostenuto da robusti saettoni in legno, sull'intera larghezza del marciapiede, come nella Casa del telaio. La copertura a cupola veniva usata in particolari casi. Ad esempio in alcuni ambienti termali come nei frigidarium o nei laconicum. Ad Ercolano ne abbiamo un interessante esempio nel frigidarium delle terme maschili del foro. La sala ha forma circolare con volta a cupola, costruita in opera vittata mista, ricavata da un ambiente a pianta quadrilobata.


La media cavea, formata da sedici file di sedili in tufo pipernoide grigio locale, e' divisa in sei settori da sette scalette radiali; ad ogni sedile corrispondono due gradini delle scalette radiali. Le dimensioni dei sedili sono prossime a quelle fissate da Vitruvio: Due grandi scale simmetriche, con gradini sempre in tufo pipernoide, a doppia rampa, larghe m. 2, collegano l'esterno del teatro alle due estremita' del corridoio semianulare di disimpegno posto alla sommita' della media cavea. Altre due scale, un tempo rivestite di lastre di marmo, di tre gradini, permettono di accedere dall'orchestra al palcoscenico (pulpitum). La summa cavea, di tre gradini, e' divisa in settori da tre scalette radiali, analoghe a quelle che dividono la media cavea. Dal sottostante corridoio semianulare e' possibile accedere alla summa cavea grazie a scalette, Una scaletta di tre gradini di tufo pipernoide collega ciascuno dei due tribunalia al primo piano della scena. Quest'ultimo era anche accessibile dalla porticus post scaenam grazie a due scale simmetriche,
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La media cavea, formata da sedici file di sedili in tufo pipernoide grigio locale, e' divisa in sei settori da sette scalette radiali; ad ogni sedile corrispondono due gradini delle scalette radiali. Le dimensioni dei sedili sono prossime a quelle fissate da Vitruvio: m. 0,41 di altezza e m. 0,70 di profondita'.Due grandi scale simmetriche, con gradini sempre in tufo pipernoide, a doppia rampa, larghe m. 2, collegano l'esterno del teatro alle due estremita' del corridoio semianulare di disimpegno posto alla sommita' della media cavea. Altre due scale, un tempo rivestite di lastre di marmo, di tre gradini, larghe m. 1,25 permettono di accedere dall'orchestra al palcoscenico (pulpitum). La summa cavea, di tre gradini, e' divisa in settori da tre scalette radiali, analoghe a quelle che dividono la media cavea. Dal sottostante corridoio semianulare e' possibile accedere alla summa cavea grazie a scalette, 1,10 (ne sono visibili in totale 5). Una scaletta di tre gradini di tufo pipernoide collega ciascuno dei due tribunalia al primo piano della scena. Quest'ultimo era anche accessibile dalla porticus post scaenam grazie a due scale simmetriche, con gradini sempre in tufo pipernoide, larghe all'ingresso m. 2 e nella rampa m. 2,40.
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Le murature del teatro sono tutte in opera reticolata e cementizia di tufo, con ammorsature e testate in tufelli rettangolari, salvo i muri della scena, che sono in opera mista di reticolato e laterizio di tegole fratte e in opera lateria di tegole fratte nella facciata verso l'orchestra. Il muro anteriore del pulpitum e i pilastri dell'ordine inferiore del circuito esterno sono, anche questi, in laterizi di tegole fratte. Da alcuni di questi pilastri sono stati recuperati bolli di eta' augustea. Strutture di sostegno. Il principio costruttivo piu' comune presente negli edifici di Ercolano e' il sistema architravato. Esso e' formato da tre elementi: i due verticali in pietra da taglio o in conci di tufo e laterizio o solo in laterizio, e l'orizzontale quasi sempre in legno, ma anche in blocchi di pietra o mattoni e tegole, legati con malta. L'ossatura muraria presenta nell'impiego e nella tecnica dei materiali da costruzione un carattere spiccatamente locale e tradizionale, traendo dal luogo quasi tutti i componenti di cui ha bisogno e limitando al minimo i materiali e i manufatti d'importazione. Il materiale di base e' quello vulcanico presente abbondantemente nelle numerose cave situate alle pendici del Vesuvio. Abbiamo cosi' una muratura che viene denominata opera cementizia, costituita da due pareti in opus incertum, tra le quali e' posto pietrame legato a malta realizzata mescolando calce con pozzolana e sabbia. L'opus incertum e' a sua volta formato da pezzi di tufo tagliato e squadrato in grossi parallelepipedi rossicci e ricco di pomici e granuli vulcanici. Questo tipo di opus incertum e' classificato di primo tipo. Successivamente viene utilizzato un opus incertum detto del secondo tipo, formato da un misto di tufo e materiale lavico, per poi passare ad un terzo tipo costituito da solo materiale tufaceo. Un notevole impulso edilizio nelle costruzioni pubbliche e private si ebbe ad Ercolano sotto il governo di Augusto e durante il primo sessantennio del I secolo e per tutto il tempo della dinastia giulio - claudia. Trionfa in questo periodo l'adozione dell'opera a reticolato, il cui uso inizia gia' in eta' cesariana. Essa appare collegata e immorsata con l'opera listata a file alterne di tufi e laterizi o con piedritti in conci di tufo, usati soprattutto negli stipiti delle finestre. L'opera reticolata è alleggerita del peso delle strutture per mezzo di archi ed archetti di scarico, o da cunei in tufo, o di solo laterizio, o infine da cunei alternati di tufo e laterizio. L'uso dei pilastri o delle colonne e' largamente diffuso nell'architettura ercolanese. Essi sono utilizzati sia isolati nella loro reale funzione portante a sostegno delle strutture di chiusura e di copertura di parte dell'edificio, come nei peristili, sia appoggiati ad una parete, come si può vedere nell'atrio della Casa sannitica o associate ad altre strutture di tipo continuo con un ruolo solo parziale di sostegno, come nel caso delle colonne poste nel cortile della Casa del bel cortile o in una funzione esclusivamente decorativa come le due colonne in laterizio del portale della Casa del bel portale. Le piu' antiche sono costruite in rocchi di tufo o pietra lavica, come quelle della Casa del bel portale, o in opera mista di tufo e laterizi a file regolarmente alternate, come quelle del portico e del criptoportico della palestra. In particolare solo dopo il sisma del 62 d. C. si diffuse l'uso di costruire le colonne interamente in laterizio, come quelle del peristilio della Casa d'Argo. Esse venivano rivestite da semplice stucco bianco o colorate e potevano essere lisce, in parte lisce e alveolate o interamente alveolate.


Le murature del teatro sono tutte in opera reticolata e cementizia di tufo, con ammorsature e testate in tufelli rettangolari, salvo i muri della scena, che sono in opera mista di reticolato e laterizio di tegole fratte e in opera lateria di tegole fratte nella facciata verso l'orchestra. Il muro anteriore del pulpitum e i pilastri dell'ordine inferiore del circuito esterno sono, anche questi, in laterizi di tegole fratte. Da alcuni di questi pilastri sono stati recuperati bolli di eta' augustea. Strutture di sostegno. Il principio costruttivo piu' comune presente negli edifici di Ercolano e' il sistema architravato. Esso e' formato da tre elementi: i due verticali in pietra da taglio o in conci di tufo e laterizio o solo in laterizio, e l'orizzontale quasi sempre in legno, ma anche in blocchi di pietra o mattoni e tegole, legati con malta. L'ossatura muraria presenta nell'impiego e nella tecnica dei materiali da costruzione un carattere spiccatamente locale e tradizionale, traendo dal luogo quasi tutti i componenti di cui ha bisogno e limitando al minimo i materiali e i manufatti d'importazione. Il materiale di base e' quello vulcanico presente abbondantemente nelle numerose cave situate alle pendici del Vesuvio. Abbiamo cosi' una muratura che viene denominata opera cementizia, costituita da due pareti in opus incertum, tra le quali e' posto pietrame legato a malta realizzata mescolando calce con pozzolana e sabbia. L'opus incertum e' a sua volta formato da pezzi di tufo tagliato e squadrato in grossi parallelepipedi rossicci e ricco di pomici e granuli vulcanici. Questo tipo di opus incertum e' classificato di primo tipo. Successivamente viene utilizzato un opus incertum detto del secondo tipo, formato da un misto di tufo e materiale lavico, per poi passare ad un terzo tipo costituito da solo materiale tufaceo. Un notevole impulso edilizio nelle costruzioni pubbliche e private si ebbe ad Ercolano sotto il governo di Augusto e durante il primo sessantennio del I secolo e per tutto il tempo della dinastia giulio - claudia. Trionfa in questo periodo l'adozione dell'opera a reticolato, il cui uso inizia gia' in eta' cesariana. Essa appare collegata e immorsata con l'opera listata a file alterne di tufi e laterizi o con piedritti in conci di tufo, usati soprattutto negli stipiti delle finestre. L'opera reticolata è alleggerita del peso delle strutture per mezzo di archi ed archetti di scarico, o da cunei in tufo, o di solo laterizio, o infine da cunei alternati di tufo e laterizio. L'uso dei pilastri o delle colonne e' largamente diffuso nell'architettura ercolanese. Essi sono utilizzati sia isolati nella loro reale funzione portante a sostegno delle strutture di chiusura e di copertura di parte dell'edificio, come nei peristili, sia appoggiati ad una parete, come si può vedere nell'atrio della Casa sannitica o associate ad altre strutture di tipo continuo con un ruolo solo parziale di sostegno, come nel caso delle colonne poste nel cortile della Casa del bel cortile o in una funzione esclusivamente decorativa come le due colonne in laterizio del portale della Casa del bel portale. Le piu' antiche sono costruite in rocchi di tufo o pietra lavica, come quelle della Casa del bel portale, o in opera mista di tufo e laterizi a file regolarmente alternate, come quelle del portico e del criptoportico della palestra. In particolare solo dopo il sisma del 62 d. C. si diffuse l'uso di costruire le colonne interamente in laterizio, come quelle del peristilio della Casa d'Argo. Esse venivano rivestite da semplice stucco bianco o colorate e potevano essere lisce, in parte lisce e alveolate o interamente alveolate.



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