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Teatro - (Caratteri Generali)
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Il teatro di Ercolano e' posto in un'area densamente praticata, in diretto contatto con l'area del foro. Infatti esso, per importanza, era da annoverarsi tra i primi edifici pubblici della citta' in eta' tardo-repubblicana e augustea. Calcolando uno spazio per spettatore di m. 0,40, che e' quello che si puo' ricavare da alcune delimitazioni presenti in alcuni teatri romani, si puo' ricavare una capienza dell'edificio di 2350 spettatori, cui devono aggiungersene almeno 100 nell'ima cavea e nei tribunalia. Pertanto la capienza totale si puo' ritenere fosse di 2500 persone. Frequentavano il teatro le differenti categorie di cittadini, e gli spettacoli teatrali si sviluppavano nell'arco di una intera giornata. Lo spettacolo iniziava quando il sipario si avvolgeva e spariva nella fossa del palcoscenico. Pur avendo un frontescena fisso, venivano utilizzate scenografie, che in molti casi coprivano la scaenae frons. Esse variavano a secondo del genere di rappresentazione, ad esempio per la tragedia si usavano porticati associati ad edifici templari, per la commedia la scena era decorata da vedute di citta' e case, mentre il dramma satiresco si svolgeva quasi sempre in giardini, tra pergolati e fontane. Gli attori entravano sul palcoscenico dalle tre porte poste al primo livello del frontescena. La porta centrale detta regia, era riservata ai protagonisti, mentre quella di destra era riservata a quegli attori che provenivano dalla citta', quella di sinistra da chi veniva dalla campagna. Altre macchine teatrali erano l'ekkiklema, la mechane' e le scale di Caronte. La prima era una piattaforma ruotante provvista al centro di una tenda o un trono nella quale si svolgevano quelle azioni teatrali che non si volevano mostrare al pubblico. La seconda era un gancio che legato ad una carrucola, permetteva di far apparire e scomparire gli esseri volanti e gli dei. L'ultima era una botola aperta nell'orchestra dove si simulava una apparizione dell'Oltretomba.


Il teatro di Ercolano e' posto in un'area densamente praticata, in diretto contatto con l'area del foro. Infatti esso, per importanza, era da annoverarsi tra i primi edifici pubblici della citta' in eta' tardo-repubblicana e augustea. Calcolando uno spazio per spettatore di m. 0,40, che e' quello che si puo' ricavare da alcune delimitazioni presenti in alcuni teatri romani, si puo' ricavare una capienza dell'edificio di 2350 spettatori, cui devono aggiungersene almeno 100 nell'ima cavea e nei tribunalia. Pertanto la capienza totale si puo' ritenere fosse di 2500 persone. Frequentavano il teatro le differenti categorie di cittadini, e gli spettacoli teatrali si sviluppavano nell'arco di una intera giornata. Lo spettacolo iniziava quando il sipario si avvolgeva e spariva nella fossa del palcoscenico. Pur avendo un frontescena fisso, venivano utilizzate scenografie, che in molti casi coprivano la scaenae frons. Esse variavano a secondo del genere di rappresentazione, ad esempio per la tragedia si usavano porticati associati ad edifici templari, per la commedia la scena era decorata da vedute di citta' e case, mentre il dramma satiresco si svolgeva quasi sempre in giardini, tra pergolati e fontane. Gli attori entravano sul palcoscenico dalle tre porte poste al primo livello del frontescena. La porta centrale detta regia, era riservata ai protagonisti, mentre quella di destra era riservata a quegli attori che provenivano dalla citta', quella di sinistra da chi veniva dalla campagna. Altre macchine teatrali erano l'ekkiklema, la mechane' e le scale di Caronte. La prima era una piattaforma ruotante provvista al centro di una tenda o un trono nella quale si svolgevano quelle azioni teatrali che non si volevano mostrare al pubblico. La seconda era un gancio che legato ad una carrucola, permetteva di far apparire e scomparire gli esseri volanti e gli dei. L'ultima era una botola aperta nell'orchestra dove si simulava una apparizione dell'Oltretomba.


Nel periodo repubblicano non vi erano edifici teatrali veri e propri, e le rappresentazioni teatrali venivano eseguite su di un palcoscenico spesso sopraelevato, arricchito da un fondale ornato da colonne, dove si aprivano porte e finestre. Solo nel II sec. a.C. si incominciarono a costruire teatri in legno, alcuni dei quali, specialmente a Roma, raggiunsero dimensioni e una tale perfezione tecnica e di apparati decorativi difficilmente superabili. In alcuni centri dell'Italia Centro-meridionale, intanto si iniziarono a costruire le prime strutture teatrali aventi le gradinate poste su un pendio, definito poi di tipo greco-romano. Il primo edificio teatrale in muratura fu eretto a Roma nel 55 a.C., da Pompeo, seguirono poi quello di Marcello e di Balbo. La tipologia del teatro romano e' caratterizzata da tre parti fondamentali: la cavea, l'orchestra e la scena. La prima aveva una forma semicircolare ed era costituita dalle gradinate sulle quali sedevano gli spettatori. A secondo della grandezza dell'edificio la cavea si poteva dividere in ima, media e summa. Essa poggiava su poderose strutture murarie all'interno delle quali venivano creati corridoi radiali e gallerie semicircolari, che consentivano agli spettatori di raggiungere i loro posti. All'esterno la cavea era delimitata da una facciata, spesso a tre ordini, con un ambulacro al piano terra che permetteva l'accesso e il deflusso degli spettatori in poco tempo. L'orchestra invece veniva occupata dai sedili dei personaggi piĆ¹ illustri. La scena era legata alla cavea per mezzo dei tribunalia, che erano due corpi a gradini che coprivano i corridoi di accesso laterali detti parodoi. Il frontescena era costituita da un'alta parete in muratura movimentata da sporgenze e rientranze, spesso divisa in piu' ordini, ed arricchita da nicchie, colonne e modanature, dove al piano terra si aprivano tre porte, la centrale chiamata porta regia, e le due laterali dette hospitalia. Una copertura in legno sormontava il frontescena garantendo che la voce degli attori che recitavano su una pedana in legno, fosse trasmessa verso la cavea. Solo nel 13 a.C., in molti teatri comparve il sipario, che si arrotolava verso il basso in un incasso predisposto sul palcoscenico. Molto importante era il velario, che era un costituito da un insieme di tendaggi che consentiva una volta stesi di coprire le gradinate e proteggere gli spettatori dal sole. Solo in Italia, si sono conservati piu' di 200 teatri romani.
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Nel periodo repubblicano non vi erano edifici teatrali veri e propri, e le rappresentazioni teatrali venivano eseguite su di un palcoscenico spesso sopraelevato, arricchito da un fondale ornato da colonne, dove si aprivano porte e finestre. Solo nel II sec. a.C. si incominciarono a costruire teatri in legno, alcuni dei quali, specialmente a Roma, raggiunsero dimensioni e una tale perfezione tecnica e di apparati decorativi difficilmente superabili. In alcuni centri dell'Italia Centro-meridionale, intanto si iniziarono a costruire le prime strutture teatrali aventi le gradinate poste su un pendio, definito poi di tipo greco-romano. Il primo edificio teatrale in muratura fu eretto a Roma nel 55 a.C., da Pompeo, seguirono poi quello di Marcello e di Balbo. La tipologia del teatro romano e' caratterizzata da tre parti fondamentali: la cavea, l'orchestra e la scena. La prima aveva una forma semicircolare ed era costituita dalle gradinate sulle quali sedevano gli spettatori. A secondo della grandezza dell'edificio la cavea si poteva dividere in ima, media e summa. Essa poggiava su poderose strutture murarie all'interno delle quali venivano creati corridoi radiali e gallerie semicircolari, che consentivano agli spettatori di raggiungere i loro posti. All'esterno la cavea era delimitata da una facciata, spesso a tre ordini, con un ambulacro al piano terra che permetteva l'accesso e il deflusso degli spettatori in poco tempo. L'orchestra invece veniva occupata dai sedili dei personaggi piĆ¹ illustri. La scena era legata alla cavea per mezzo dei tribunalia, che erano due corpi a gradini che coprivano i corridoi di accesso laterali detti parodoi. Il frontescena era costituita da un'alta parete in muratura movimentata da sporgenze e rientranze, spesso divisa in piu' ordini, ed arricchita da nicchie, colonne e modanature, dove al piano terra si aprivano tre porte, la centrale chiamata porta regia, e le due laterali dette hospitalia. Una copertura in legno sormontava il frontescena garantendo che la voce degli attori che recitavano su una pedana in legno, fosse trasmessa verso la cavea. Solo nel 13 a.C., in molti teatri comparve il sipario, che si arrotolava verso il basso in un incasso predisposto sul palcoscenico. Molto importante era il velario, che era un costituito da un insieme di tendaggi che consentiva una volta stesi di coprire le gradinate e proteggere gli spettatori dal sole. Solo in Italia, si sono conservati piu' di 200 teatri romani. (Per i teatri romani in Italia si veda il Catalogo aggiornato di P.Ciancio Rosserro - G.Pisano Sartorio, Teatri greci e romani. Alle origini del linguaggio rappresentato. Censimento Analitico, vol. II, p. 365 e ss. e vol.III, p. 11 e ss., Torino, 1994-96).
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Il teatro fu costruito, in eta' augustea probabilmente in una zona gia', almeno in parte, urbanizzata: il La Vega rilevo' un pozzo preesistente nell'area della porticus post scaenam, e la cintura esterna del teatro si appoggia ad un piu' antico, ed evidentemente rilevante, spigolo di muro in reticolato di un edificio che si dovette rispettare. A Sud grandi sostruzioni voltate, ancora in parte visitabili, furono identificate da La Vega con un tempio. A Nord dell'edificio c'e' un muro in reticolato con semicolonne, impostato su di un basamento. Del teatro conosciamo il nome del donatore, e anche quello dell'architetto, Quattro iscrizioni menzionano il donatore e la costruzione dell'opera. La prima fu rinvenuta all'interno, ancora racchiusa nella sua cornice; la seconda all'esterno, nel punto di massima curvatura dell'edificio, l'inizio della terza epigrafe fu rinvenuto nel 1766 dal La Vega fuori dal teatro, presso l'ingresso della parodos Sud, dove evidentemente fu raccolto, all'inizio degli scavi borbonici, il pezzo combaciante. Il frammento di una quarta iscrizione, trovato, in luogo incerto, sempre all'inizio degli scavi. La datazione del teatro va dunque posta nella prima eta' augustea: con tale cronologia concordano sia lo stile dei capitelli e delle cornici della scena (queste ultime trovano puntuali confronti, ad esempio, nella vicina Nuceria), che la struttura muraria, E da quegli anni non si discosta neanche l'edificio scenico, in quanto tale tecnica edilizia e' documentata, anche ad Ercolano, in edifici sicuramente augustei. La datazione e' confermata anche dal fatto che molte tegole bollate STAB. APPI e HOSTI, sempre di eta' augustea, furono recuperate, nel corso di restauri, nella struttura stessa dei pilastri del teatro. L'edificio si inquadra dunque in quel fervore di rinnovamento architettonico che conobbero le citta' italiane, ed in particolare le ricche citta' campane in eta' augustea, tipico del quale e' proprio la costruzione di edifici teatrali. Eccezionale e' la quantita' di edifici pubblici costruiti o restaurati in questo momento a Ercolano: la basilica civile, la palestra, le Terme, l'acquedotto e le fontane pubbliche, il macellum, un calcidico, una mensa ponderaria, una schola, il restauro delle mura e delle porte urbiche.
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Il teatro fu costruito, in eta' augustea probabilmente in una zona gia', almeno in parte, urbanizzata: il La Vega rilevo' un pozzo preesistente nell'area della porticus post scaenam, e la cintura esterna del teatro si appoggia ad un piu' antico, ed evidentemente rilevante, spigolo di muro in reticolato di un edificio che si dovette rispettare. A Sud grandi sostruzioni voltate, ancora in parte visitabili, furono identificate da La Vega con un tempio. A Nord dell'edificio c'e' un muro in reticolato con semicolonne, impostato su di un basamento. Del teatro conosciamo il nome del donatore, il duoviro quinquennale L. Annius Mammianus Rufus e anche quello dell'architetto, P. Numisius. Quattro iscrizioni menzionano il donatore e la costruzione dell'opera. La prima fu rinvenuta all'interno, sopra lo sbocco della parodos Sud ancora racchiusa nella sua cornice; la seconda all'esterno, nel punto di massima curvatura dell'edificio, come testimonia il Weber nella sua pianta; l'inizio della terza epigrafe fu rinvenuto nel 1766 dal La Vega fuori dal teatro, presso l'ingresso della parodos Sud, dove evidentemente fu raccolto, all'inizio degli scavi borbonici, il pezzo combaciante. Il frammento di una quarta iscrizione, erroneamente unito a CIL X 1445, trovato, in luogo incerto, sempre all'inizio degli scavi. All'epoca delle esplorazioni del principe d'Elboeuf fu inoltre rinvenuto un frammento di architrave di marmo con lettere di bronzo, col nome dello stesso console del 38 a. C. Ap. Claudius Pulcher ricordato in un'altra iscrizione rinvenuta del teatro, e che quindi dovette intervenire forse nella decorazione della scena o dei tribunalia. Nel teatro e' ancora visibile l'iscrizione dedicata a M. Nonius Balbus, pretore e governatore della provincia di Creta e Cirene, posteriore alla sua morte avvenuta in piena eta' augustea, come sappiamo dal lungo decreto onorario inciso sull'ara marmorea davanti alle Terme suburbane. La datazione del teatro va dunque posta nella prima eta' augustea: con tale cronologia concordano sia lo stile dei capitelli e delle cornici della scena (queste ultime trovano puntuali confronti, ad esempio, nella vicina Nuceria), che la struttura muraria, in opera reticolata regolare con ammorsature in tufelli rettangolari. E da quegli anni non si discosta neanche l'edificio scenico, realizzato in laterizio sulla fronte ed in reticolato con ammorsature e testate in mattoni per il resto, in quanto tale tecnica edilizia e' documentata, anche ad Ercolano, in edifici sicuramente augustei. La datazione e' confermata anche dal fatto che molte tegole bollate STAB. APPI e HOSTI, sempre di eta' augustea, furono recuperate, nel corso di restauri, nella struttura stessa dei pilastri del teatro. L'edificio si inquadra dunque in quel fervore di rinnovamento architettonico che conobbero le citta' italiane, ed in particolare le ricche citta' campane in eta' augustea, tipico del quale e' proprio la costruzione di edifici teatrali. Eccezionale e' la quantita' di edifici pubblici costruiti o restaurati in questo momento a Ercolano: la basilica civile, la palestra, le Terme, l'acquedotto e le fontane pubbliche, il macellum, un calcidico, una mensa ponderaria, una schola, il restauro delle mura e delle porte urbiche. Una fase di ridecorazione e restauro e' certamente da porre dopo il terremoto del 62 d. C., epoca alla quale risalgono una risarcitura in mattoni e la ridecorazione in IV stile delle parodoi e dei risvolti della scena, e il riutilizzo dell'iscrizione CIL X, 1418, prima collocata nell'area forense.
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