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Teatro - (Reperti)
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La decorazione scultorea della scena comprendeva statue femminili, inserite in nove nicchie rettangolari (se ne ricostruisce una, dubbia, sopra la porta regia): oltre alle due Piccole e alla Grande Ercolanese di Dresda, esse sono state ipoteticamente riconosciute nella Flora di Portici, in due statue ancora al loro posto nel cortile superiore della Reggia di Portici e nella statua, inv. n. 6378, collocata nell'atrio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sul davanti della scena furono rinvenuti, inoltre, 4 torsi virili marmorei in nudita' eroica, uno dei quali fu completato con la testa-ritratto di M. Nonius Balbus, nella statua del cosiddetto Massimino, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. n. 6102; foto). Uno fu rinvenuto durante gli scavi del principe d'Elboeuf. Si e' supposto che due dei torsi siano da identificare con due delle statue ancora oggi poste nelle nicchie del cortile superiore della Reggia di Portici, Probabilmente queste statue erano collocate in nicchie poste nei risvolti della scena. Entrati nella porta regia, si gira a sinistra in un cunicolo, sulla volta del quale si nota l'impronta della testa-ritratto di M. Nonius Balbus, di cui si e' sopra parlato. Sulla sommita' della cavea erano collocate tre coppie di statue equestri di bronzo dorato, rinvenute a piu' riprese in frammenti, e due statue femminili di bronzo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. n. 5612 e 5599). Le statue identificate sono le seguenti: Sui gradini antistanti i tribunalia erano poste due sedie curuli, rinvenute in frammenti durante il primo periodo degli scavi borbonici, e un bisellium di bronzo, ancora al suo posto, ricordato nella didascalia della pianta del Bardet, non ancora identificato tra quelli conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.Probabilmente alla decorazione del proscenio erano pertinenti maschere teatrali di stucco, rinvenute nel primo periodo degli scavi borbonici e descritte da M. Venuti. Sulla sommita' del teatro erano poste statue equestri di bronzo dorato, i cui frammenti furono rinvenuti a piu' riprese in crollo durante gli scavi borbonici. Attualmente non e' possibile riconoscerli tra i numerosi frammenti conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Alcuni di essi, considerati inutili, furono fusi per realizzare la decorazione della cappella del Palazzo R eale di Portici o utilizzati per assemblare un cavallo di bronzo dai numerosi altri analoghi frammenti rinvenuti nell'area forense.
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La decorazione scultorea della scena comprendeva statue femminili, inserite in nove nicchie rettangolari (se ne ricostruisce una, dubbia, sopra la porta regia): oltre alle due Piccole e alla Grande Ercolanese di Dresda, esse sono state ipoteticamente riconosciute nella Flora di Portici, in due statue ancora al loro posto nel cortile superiore della Reggia di Portici e nella statua, inv. n. 6378, collocata nell'atrio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sul davanti della scena furono rinvenuti, inoltre, 4 torsi virili marmorei in nudita' eroica, uno dei quali fu completato con la testa-ritratto di M. Nonius Balbus, rinvenuta da La Vega il 13 febbraio 1768, nella statua del cosiddetto Massimino, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. n. 6102; foto). Uno fu rinvenuto durante gli scavi del principe d'Elboeuf. Si e' supposto che due dei torsi siano da identificare con due delle statue ancora oggi poste nelle nicchie del cortile superiore della Reggia di Portici, quivi collocate prima del 1747.Probabilmente queste statue erano collocate in nicchie poste nei risvolti della scena. Entrati nella porta regia, si gira a sinistra in un cunicolo, sulla volta del quale si nota l'impronta della testa-ritratto di M. Nonius Balbus, di cui si e' sopra parlato. Sulla sommita' della cavea erano collocate tre coppie di statue equestri di bronzo dorato, rinvenute a piu' riprese in frammenti, e due statue femminili di bronzo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. n. 5612 e 5599). Le statue identificate sono le seguenti: Statua della Grande Ercolanese, Dresda, Skulpturenslag. Inv. n. 326. Alt. m 1, 98.Statua della "Piccola Ercolanese", Dresda, Skulpturenslag. Inv. n. 327. Alt. m 1, 81.Statua della "Piccola Ercolanese", Dresda, Skulpturenslag. Inv. n. 328, deposito. Alt. m 1,80; alt. della parte antica (la testa e' di restauro): m 1,61. Statua femminile togata in bronzo, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 5612. Alt. m 2,06.Statua femminile togata in bronzo, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 5599. Alt. m 2,10.Vari frammenti di statue equestri di bronzo dorato. Statua marmorea creduta di Ercole, scavi d'Elboeuf, non identificata con certezza. Statua marmorea creduta di Ercole, rinvenuta il 4-5 novembre 1738. Torso virile nudo, ricomposto con la testa-ritratto di M. Nonio Balbo nel cosiddetto "Massimino"(Museo Nazionale di Napoli, inv. n. 6102), rinvenuto il 16 aprile 1768. Tre statue marmoree di togati, rinvenuti su un podio in una nicchia lungo il circuito esterno del teatro il 12 dicembre 1738. Una e' certamente quella posta in una delle nicchie del cortile superiore della Reggia di Portici. Sedia curule di bronzo, posta sul tribunal. Museo Nazionale di Napoli, inv. 73152. Tre frammenti di panneggio di statua in bronzo, rinvenuti nel 1996, precipitate all'altezza del tempietto centrale sulla gradinata della media cavea, a lato del pozzo grande: M. Pagano, in Rivista di Studi Pompeiani, VII, 1995-6, p. 191. Sui gradini antistanti i tribunalia erano poste due sedie curuli, rinvenute in frammenti durante il primo periodo degli scavi borbonici, e un bisellium di bronzo, ancora al suo posto, ricordato nella didascalia della pianta del Bardet, non ancora identificato tra quelli conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Per le sedie curuli di bronzo: Museo Nazionale di Napoli, inv. 73153, l'altra non e' stata rintracciata: v. Th. Schafer, Le "sellae curules" del teatro di Ercolano, in Cronache Ercolanesi, 9, 1979, pp. 143151; ID., Imperii insignia, Mainz 1989, pp. 190 s., tav. 14 s., con figure.Probabilmente alla decorazione del proscenio erano pertinenti maschere teatrali di stucco, rinvenute nel primo periodo degli scavi borbonici e descritte da M. Venuti. Sulla sommita' del teatro erano poste statue equestri di bronzo dorato, i cui frammenti furono rinvenuti a piu' riprese in crollo durante gli scavi borbonici. Attualmente non e' possibile riconoscerli tra i numerosi frammenti conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Alcuni di essi, considerati inutili, furono fusi per realizzare la decorazione della cappella del Palazzo R eale di Portici o utilizzati per assemblare un cavallo di bronzo dai numerosi altri analoghi frammenti rinvenuti nell'area forense. Appendice Il vero sito di ritrovamento delle statue equestri di M. Nonio Balbo padre e figlio. Nel 1746 furono rinvenute le due statue equestri marmoree di M. Nonio Balbo padre e figlio, una statua di bronzo frammentaria dello stesso personaggio con la sua iscrizione e due statue colossali marmoree, una maschile ed una femminile, che ho di recente ritrovato, in completo oblio e abbandono, nel cortile Nord del Museo Archeologico Nazionale. Il ritrovamento, avvenuto nell'area ritenuta dall'Alcubierre essere il foro, fece subito scalpore e le due statue equestri furono subito innalzate, visibili a tutti i passanti, nel cortile della Reggia di Portici. Sono ora vanto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove sono esposte nell'atrio. L'accurato Weber, che pero' entro' in servizio negli scavi solo nel 1750, nella sua pianta del 1763 e in una relazione, colloca il ritrovamento delle due statue equestri nell'area dietro la porticus post scenam del teatro, quindi nella terrazza inferiore. Il Cochin e il Bellicard, che visitarono i cunicoli di Ercolano nel 1750, e risultano bene informati, collocano invece il punto di ritrovamento nell'area della piazza porticata detta "Basilica", sita all'incrocio del III cardine col decumano massimo, dove sono visibili numerose basi di statue equestri. Un'altra possibilita' e' che esse provengano da un sito intermedio, e cioe' dall'area che La Vega ritenne essere il foro. M. Pagano (in Cronache Ercolanesi, 23, 1993, p. 145; opinione modificata in A. Balasco-M. Pagano, Il teatro antico di Ercolano, Napoli 2000, pp. 54 s., valorizzando per la prima volta la pianta del Weber, ho preferito l'opinione dello svizzero, che ebbe a disposizione la maggior parte della precedente documentazione sugli Scavi; questa conclusione e' stata accolta da tutti gli studiosi. Ma una inedita relazione, del 23 maggio 1746, conservata nell'Archivio di Stato di Napoli (Casa Reale antica, fascio n. 1538, inc. 63), mi induce ora con certezza a mutar parere, e a dare ragione al Cochin-Bellicard. La relazione pone il ritrovamento della prima statua equestre "90 tese (= m. 175, 41) dietro la casa del controllore nelle masserie, e nei paraggi di dove si scopri' il Teatro antico". E poiche' da una notizia di La Vega (Giornale degli Scavi di Pompei, 1861, p. 288 s.) si ricava che il pozzo del controllore (ufficiale contabile) non e' altro che quello di Nocerino, da cui partirono gli scavi sulla scena del teatro, e che una galleria collegava direttamente questo con la "basilica", sulla base della distanza indicata il luogo di ritrovamento non puo' essere che nell'ambito della grande piazza porticata. In particolare risulta quasi certo che le due statue equestri di marmo fossero collocate, l'una a fianco dell'altra, sulle due basi ora visibili di fronte all'ingresso principale della sede degli Augustali, giacche' esse sembrano essere le uniche preesistenti alla costruzione, nel 49 d. C., della grande piazza, presentando un orientamento divergente. Del resto e' certo che in questi anni si scavava ancora in quest'ambito, come indicano il ritrovamento della dedica a Germanico il 22 maggio 1745 (CIL X, 1415) e una notizia raccolta da La Vega che la statua equestre fu trovata presso una grotta giĆ  esplorata negli anni precedenti ( Giornale... cit., 1861, p. 307). Proprio dal riferimento al teatro del documento citato puo' essere nato l'equivoco del Weber.
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Sono visibili alcune ossa in un cunicolo borbonico sottostante la scaletta centrale della media cavea, attraverso una piccola fessura in un gradino: potrebbe pero' trattarsi dei resti di uno scavatore di epoca borbonica.


Sono visibili alcune ossa in un cunicolo borbonico sottostante la scaletta centrale della media cavea, attraverso una piccola fessura in un gradino: potrebbe pero' trattarsi dei resti di uno scavatore di epoca borbonica.



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