Bottega Civico 14 - (Fonti Epigrafiche)
Durante l'operazione di distacco dell'affresco esterno,
si trovarono i resti di una iscrizione dipinta su un precedente strato di intonaco che distaccato e' attualmente collocato al di sotto dell'affresco.
Il titulus pictus, in grandi lettere capitali di colore rosso, e' il seguente:
NOL SCR APRILIS A o CAPVA A:
Tra la "L" e la "A" e' scritto su tre righe in piccolo lettere di colore nero:
SCR
APRILIS
A o CAPVA
Si tratta certo di un frammento di un annunzio di spettacolo, forse gladiatorio, da tenersi a Nola, citta' vesuviana poco distante da Ercolano.
Quest'iscrizione reca, come spesso accade, la firma dello scriptor con la locuzione "a Capua".
Si tratta di un'importante attestazione della provenienza dello scriptor che nel caso in esame dovette essere un artigiano itinerante, sebbene le maestranze fossero consuetamente locali.
La fotografia scattata al momento della scoperta e quella realizzata all'atto del restauro mostrano, in basso a sinistra, resti di un'altra riga con piccole lettere, ora purtroppo completamente svanita.
Si puo' leggere solo
[- - -]VA[- - -].
All'altezza della testa della divinita', che anzi la divide, e' l'iscrizione:
AD SANCUM
Realizzata in lettere di colore rosso
la sola interpretazione possibile dell'iscrizione e' che si tratti dell'appellativo della divinita' Semo Sancus,
Il dio era garante dei giuramenti e quindi della buona fede negli affari,
e a ragione quindi lo troviamo raffigurato come divinita' protettrice nella nostra bottega, con un evidente ma sottile scopo di reclame.
Al di sopra dei quattro vasi vi e' l'iscrizione:
AD CVCVMAS
anch'essa realizzata con grandi lettere di colore rosso, alte cm. 6.
La forma rappresentata nell'affresco ercolanese e' una brocca molto comune
La forma rappresentata e' tipicamente metallica, ed e' una delle piu' diffuse sia a Pompei che ad Ercolano.
Al di sotto di ciascun vaso sono scritti, sempre con caratteri rossi
i seguenti prezzi
A IIII o V A o III V A o IIII V S A II V
Si tratta chiaramente di un prezzario relativo ai liquidi venduti nella bottega, che venivano evidentemente misurati con il tipo di vaso rappresentato nell'insegna, indicato nell'iscrizione superiore come cucuma.
Tali prezzi sono infatti rapportati ad un sextarius
che era l'unita' di misura di base per i liquidi e che era appunto indicata con la "S" sbarrata.
La forma del recipiente, il riferimento al sextarium come misura di capacita' e, come vedremo, l'importo dei prezzi segnati al di sotto dei recipienti, indicano che la bottega ercolanese vendeva vino sciolto, di differenti qualita'.
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Durante l'operazione di distacco dell'affresco esterno,
al di sotto del pannello inferiore raffigurante i vasi,
si trovarono i resti di una iscrizione dipinta su un precedente strato di intonaco che distaccato e' attualmente collocato al di sotto dell'affresco.
Il titulus pictus, in grandi lettere capitali di colore rosso, e' il seguente:
NOL SCR APRILIS A o CAPVA A:
Tra la "L" e la "A" e' scritto su tre righe in piccolo lettere di colore nero:
SCR
APRILIS
A o CAPVA
Si tratta certo di un frammento di un annunzio di spettacolo, forse gladiatorio, da tenersi a Nola, citta' vesuviana poco distante da Ercolano.
Mentre nell'epigrafia pompeiana compaiono spesso annunzi di spettacoli in programma nella citta' stessa o nei centri vicini, ad Ercolano non e' stata ritrovata alcuna testimonianza di questo genere, ad eccezione di quella in oggetto.
Quest'iscrizione reca, come spesso accade, la firma dello scriptor con la locuzione "a Capua".
Si tratta di un'importante attestazione della provenienza dello scriptor che nel caso in esame dovette essere un artigiano itinerante, sebbene le maestranze fossero consuetamente locali.
La fotografia scattata al momento della scoperta e quella realizzata all'atto del restauro mostrano, in basso a sinistra, resti di un'altra riga con piccole lettere, ora purtroppo completamente svanita.
Si puo' leggere solo
[- - -]VA[- - -].
All'altezza della testa della divinita', che anzi la divide, e' l'iscrizione:
AD SANCUM
Realizzata in lettere di colore rosso
alte cm. 12.
Come accennato altrove,
la sola interpretazione possibile dell'iscrizione e' che si tratti dell'appellativo della divinita' Semo Sancus,
che a Roma fu assimilata con il Dius Fidius, il cui nome completo era Semo Sancus Dius Fidius.
Il culto di tale divinita' era finora noto solo a Roma ed in altre localita' del Lazio (Velletri, Castrimoenium).
Il dio era garante dei giuramenti e quindi della buona fede negli affari,
per la qual cosa era universalmente noto
e a ragione quindi lo troviamo raffigurato come divinita' protettrice nella nostra bottega, con un evidente ma sottile scopo di reclame.
Al di sopra dei quattro vasi vi e' l'iscrizione:
AD CVCVMAS
anch'essa realizzata con grandi lettere di colore rosso, alte cm. 6.
Il termine cucuma e' piuttosto generico ed e' utilizzato sia per vasi di ceramica che di bronzo.
La forma rappresentata nell'affresco ercolanese e' una brocca molto comune
con corpo globulare schiacciato al centro, basso piede ad anello, alto collo, orlo estroflesso con beccuccio, ansa a nastro sopraelevata e impostata sul bordo e sul corpo all'altezza della carenatura.
La forma rappresentata e' tipicamente metallica, ed e' una delle piu' diffuse sia a Pompei che ad Ercolano.
Al di sotto di ciascun vaso sono scritti, sempre con caratteri rossi
(h. cm. 6),
i seguenti prezzi
in assi per sextarium:
A IIII o V A o III V A o IIII V S A II V
Si tratta chiaramente di un prezzario relativo ai liquidi venduti nella bottega, che venivano evidentemente misurati con il tipo di vaso rappresentato nell'insegna, indicato nell'iscrizione superiore come cucuma.
Tali prezzi sono infatti rapportati ad un sextarius
(pari a: lt. 0,545),
che era l'unita' di misura di base per i liquidi e che era appunto indicata con la "S" sbarrata.
La forma del recipiente, il riferimento al sextarium come misura di capacita' e, come vedremo, l'importo dei prezzi segnati al di sotto dei recipienti, indicano che la bottega ercolanese vendeva vino sciolto, di differenti qualita'.
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